Myanmar, Birmania: le abitudini e la storia di una Nazione che ha molto da raccontare. Dopo le proteste che per un paio d’anni hanno scosso il Myanmar, tutto è ormai tornato alla normalità ed il governo locale ha allentato la morsa sui visti turistici concessi agli stranieri, proprio per rilanciare l’economia ed il turismo.
Le minoranze etniche che popolano il Paese sono davvero molte, se ne contano oltre 130. Tra queste troviamo quella degli Intha, nello stato di Shan, dove protetto tra i monti nasce il lago Inle. Le palafitte, tanto elevate da terra da ricordare i ragni dalla zampa lunga, ospitano sotto di loro i parcheggi per le particolari barche da pesca. Piccole ed interamente in legno, sono davvero tipiche: il pescatore di turno deve restare in equilibrio su di una sola gamba e remare con l’ausilio dell’altra. Una volta la settimana in un punto ben stabilito, ci si riunisce per vendere il pescato, formiche essiccate, sigarette, betel da masticare e tofu giallo.
Attraverso la montagna potrete avventurarvi verso il villaggio Pa-O, caratterizzato dalla presenza di una scuola in cui nell’unica stanza disponibile, i professori si sforzano al massimo per insegnare l’inglese all’intera popolazione locale. Dopo Yangon, la capitale, la seconda città del paese Mandalay, che merita di essere visitata.
Una delle mete più caratteristiche però, resta la storica città di Bagan, a poche ore di viaggio da Mandalay. Fondata nel 1057 da Re Anawrahta vanta centinaia di templi e di stupe in poco più di quaranta chilometri quadrati. Nel mezzo scorre il grande fiume del Myanmar, l’Irrawaddy, in grado di regalare un’incantevole atmosfera. Tra le stupe, la più spettacolare resta indiscussa quella di Kyaiktiko, a cinque ore di viaggio da Yangon, costruita su una gigantesca roccia dipinta d’oro.
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Autore: Girando il Mondo
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